domenica 1 maggio 1983

Il prezzo del coraggio nella “terra di pipe”

(Da "Amici della Pipa", Anno VI - n. 3 maggio-giugno 1983, p. 14)

Caro direttore, nella rubrica “La pagina dei lettori” del numero 1/1983 della nostra Rivista hai creduto opportuno pubblicare un mio scritto che ti inviai molto tempo fa e che consideravo un vero e proprio “sfogo” non meritevole di pubblicazione. Il disappunto, e l'amarezza che me ne è derivata in questi giorni, non è legato al fatto che tu abbia pubblicato questo mio scritto (la Rivista mi ha onorato con la pubblicazione di qualcosa di mio su tutti i numeri dello scorso anno e ti sono sinceramente grato per l'attenzione riservata alle mie modeste riflessioni) che tutto sommato riflette il mio pensiero ben noto a te ed ai Lettori in merito all'argomento toccato, ma al livore che ha provocato in qualche persona che potrebbe avere ben più degna collocazione in un mondo diverso da quello della pipa.

Eccezionali ciocchi di radica calabresi

(Da "Amici della Pipa", Anno VI - n. 3 maggio-giugno 1983, p. 15)

Ecco due foto fatte durante una mia recente visita presso l'artigiano Grenci. L'eccezionalità del ciocco ripreso in primo piano (assieme a mio figlio Adalberto, che ne ha in mano uno di proporzioni comuni) non è solo quella della qualità veramente unica – le fibre sono così fitte, vicine, che la “buccia” sembra destinata a dare pipe di gran classe – ma anche quella delle dimensioni: dopo che ne è stata eliminata quasi una metà perché difettosa, ciò che ne è rimasto pesa 53 kg! Nella seconda foto – che riprende me e Domenico Grenci – si vede un altro ciocco, che pesa 40 kg, ed è anche esso di ottima qualità.
 

Floro Caccia

A chi giova?

(Da "Amici della Pipa", Anno VI - n. 3 maggio-giugno 1983, p. 40)

Dall'ultimo numero della nostra Rivista (n. 6/82) apprendo che è nata una nuova pipa artigianale realizzata da Giancarlo Guidi, «uno degli ex soci di una diffusa marca fatta nelle Marche». Ora, tanto per non usare eufemismi, non c'è niente di male che i due insoddisfatti soci della Mastro de Paja si separino e diano vita, probabilmente, a due distinte produzioni; è già successo con il marchio Caminetto, i cui due ex soci artigiani hanno dato vita a due diversi marchi che portano i soli loro rispettivi cognomi: Ascorti e Radice. Ma mentre nel caso della ex Caminetto mi pare sia stata imboccata e perseguita la strada giusta per quanto attiene la Pipa Ascorti (mi riferisco solo ad essa in quanto la apprezzo e posseggo in gran numero a differenza della Radice che ancora non ho neppure vista) che ne è derivata, nel caso della nuova «Ser Jacopo della Gemma» ho qualche perplessità.

martedì 1 marzo 1983

Chi ha vinto i “concorsi” di miscelazione del tabacco

(Da "Amici della Pipa", Anno VI - n. 2 marzo-aprile 1983, p. 52)

[…]
Per la miscela ideale con i nuovi Amphora, la giuria composta dall'avv. Luciano Boccadamo (società Eurotab, importatrice), da Mario Biglieri (esperto, collaboratore della rivista) e da Augusto Novelli (negoziante specializzato) ha scelto, rispettivamente, le miscele inviate da Floro Caccia di Catanzaro (Amphora Golden Cavendish gr. 50, Amphora Regular, uno o più sigari – Panter Wilder Havana, NdA – a piacere a seconda della gradazione che si vuol dare all'insieme) e da Fulvio Castagno di Torino (Amphora Black Cavendish gr. 50, Trinciato Italia gr. 25, un sigaro a piacere). E' stato tenuto conto anche della semplicità di realizzazione. Ad essi saranno inviate dalla Eurotab trenta buste ciascuno di Amphora.
[…]

lunedì 1 novembre 1982

In tema di miscele di tabacchi per pipa /2

(Da "Amici della Pipa", Anno V - n. 6 novembre-dicembre 1982, p. 5)
 

Principi fondamentali

Vengo dunque ad esporre quelle che secondo me sono alcune idee base da tenere presenti se e quando si intenda miscelare:
  1. i tabacchi che noi compriamo sono già miscele di singoli tipi di tabacco, fanno eccezione i tabacchi originari, i cosiddetti tabacchi puri (per esempio i Personal del Monopolio) che sono i soli che teoricamente dovrebbero essere usati per miscele casalinghe;

mercoledì 1 settembre 1982

In tema di miscele di tabacchi per pipa

(Da "Amici della Pipa", Anno V - n. 5 settembre-ottobre 1982, p. 45)

Premesso che chiunque consiglia in tema di miscele lo fa in base al proprio gusto e a convincimenti personali – e quindi tutto ciò è opinabile e discutibile proprio perché si tratta di gusto e di motivazioni personali – penso che siano in definitiva riconducibili a due le motivazioni che spingono il fumatore di pipa a prepararsi «miscugli»:

giovedì 1 gennaio 1981

Domenico Grenci, Pipe di Calabria

(Da "Amici della Pipa", Anno V - n. 1 gennaio-febbraio 1982, p. 42)

In paesi come i nostri, ad economia prevalentemente contadina, l'artigianato ha sempre goduto di un particolare prestigio e di una collocazione ben precisa nella gerarchia socio-economica calabrese. Tradizionalmente l'artigiano era sempre stato colui che il proprio lavoro rendeva libero dai legami che vincolavano il contadino alla terra (e quasi sempre anche al padrone della terra).
Era pertanto ritenuto un privilegio la possibilità di mettere un figlio a bottega presso un artigiano; significava renderlo indipendente, libero dalla terra. «U Mastru» (il Maestro), dopo il padre era la persona che più contava nella vita di un ragazzo e «u discipulu» (il discepolo, l'apprendista) gli portava rispetto, gli doveva obbedienza, gli si legava con un vincolo di dipendenza-devozione e quasi sempre di affetto profondo e duraturo.