domenica 1 maggio 1983

A chi giova?

(Da "Amici della Pipa", Anno VI - n. 3 maggio-giugno 1983, p. 40)

Dall'ultimo numero della nostra Rivista (n. 6/82) apprendo che è nata una nuova pipa artigianale realizzata da Giancarlo Guidi, «uno degli ex soci di una diffusa marca fatta nelle Marche». Ora, tanto per non usare eufemismi, non c'è niente di male che i due insoddisfatti soci della Mastro de Paja si separino e diano vita, probabilmente, a due distinte produzioni; è già successo con il marchio Caminetto, i cui due ex soci artigiani hanno dato vita a due diversi marchi che portano i soli loro rispettivi cognomi: Ascorti e Radice. Ma mentre nel caso della ex Caminetto mi pare sia stata imboccata e perseguita la strada giusta per quanto attiene la Pipa Ascorti (mi riferisco solo ad essa in quanto la apprezzo e posseggo in gran numero a differenza della Radice che ancora non ho neppure vista) che ne è derivata, nel caso della nuova «Ser Jacopo della Gemma» ho qualche perplessità.
Piuttosto che soffermarmi a pensare al comprensibile disappunto di molti lettori – e mio pure – al ricordo dell'ondata di commozione suscitata forse nei lettori stessi da quella autentica «Mastro de Paja Story» a puntate narrata dal Sig. Liborio Pellegrino nella sua rubrica «Pellegrino vi parla di...» quando già, forse, Spadoni e Guidi erano sul punto di porre fine alla loro società, mi indigna invece, e mi lascia esterrefatto, il dover constatare che un Artigiano – non avrei nulla in contrario a dire un Artista – dotato di tanto gusto, estro, fantasia, tecnica raffinata come Guidi, disperda tanti talenti per creare delle pipe, le più economiche delle quali (!) avranno un cerchio d'argento con (incredibile!) addirittura incastonato un Rubino; le due-tre «superfiamma» realizzabili nell'arco di un anno avranno addirittura un Diamante (!!!). C'è dunque da pensare che tra le pipe più (si fa per dire) «economiche» con rubino e le «superfiamma» con diamante ci sarà forse tutta una gradazione di qualità nobilitata, a vari livelli, con pietre preziose di diverso valore: zaffiro, smeraldo, ecc.
Orbene io – e con me credo molti lettori – mi domando: a chi può essere indirizzata una produzione di questo tipo? A chi può giovare una politica promozionale di questo genere? Non certo alla divulgazione della Pipa come modo di fumare meno dannoso e più piacevole. Già c'è una certa abbondanza di pipe con vera d'argento e d'oro; io pure ne posseggo diverse con vera d'argento ed anche una con veretta in oro, ma finora ho sempre avuto la convinzione che certi abbellimenti come le verette d'oro e d'argento dovessero pur sempre rimanere degli elementi accessori destinati, semmai, ad impreziosire maggiormente, a dare ulteriore risalto all'elemento principale (un ottimo legno) già per sé solo degno di essere considerato di un certo pregio. Nel caso delle vere con pietre preziose, invece, mi pare che la pipa nella sua globalità passa a diventare elemento secondario – un puro e semplice pretesto – rispetto alla gemma. La pipa in questo caso è destinata a diventare (non dico «status-symbol» perché questo è ormai un termine inflazionato in riferimento, purtroppo, alla pipa) una inutile e vuota ostentazione a livello di sceicco o petroliere texano.
Questo ennesimo – e speriamo ultimo – esempio di quanto sia ormai stravolto il senso, frainteso l'essere stesso della Pipa, è il risultato ultimo della politica assurda che da qualche anno coinvolge fabbricanti e artigiani fantasiosi da un lato e distributori e negozianti smaliziati dall'altro che – è il caso di dirlo con franchezza – non hanno in fondo tutti i torti se una fascia di consumatori incompetenti o diseducati chiede il non plus ultra (circolo vizioso: chi li ha diseducati? E qui si chiude il circolo, se si risponde correttamente) disdegnando tanta ottima produzione sia artigianale che industriale colpevole solo di essere quello che è: sana, ottima, onesta radica; cioè legno che resta sempre legno anche quando è al meglio della sua espressione e che di per sé stesso non potrebbe ulteriormente nobilitare.
Spero però che al punto in cui siamo ci sia finalmente una inversione di tendenza e che comunque i pipatori seri rimangano refrattari, corazzati contro inutili tentazioni: la Pipa deve sempre restare una Pipa, ossia uno strumento per fumare ed un mezzo per trascorrere in pace qualche ora della giornata lontano da lavoro, livori, ansie e preoccupazioni di tutti i giorni: non è giusto assegnarle (intendo alla PIPA) compiti che non potrà mai assolvere.
Floro Caccia

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