mercoledì 1 settembre 1982

In tema di miscele di tabacchi per pipa

(Da "Amici della Pipa", Anno V - n. 5 settembre-ottobre 1982, p. 45)

Premesso che chiunque consiglia in tema di miscele lo fa in base al proprio gusto e a convincimenti personali – e quindi tutto ciò è opinabile e discutibile proprio perché si tratta di gusto e di motivazioni personali – penso che siano in definitiva riconducibili a due le motivazioni che spingono il fumatore di pipa a prepararsi «miscugli»:

  1. la necessità di mantenere entro certi limiti il costo di esercizio del «nobile vizio» tagliando le miscele più costose con tabacchi dal costo più contenuto;
  2. il bisogno di «sperimentare», di provare di persona, la curiosità che c'è in ognuno di noi e che – soddisfatta o non – coinvolge tutta una serie di appagamenti e di gratificazioni di natura sia fisica che, soprattutto, psicologica in ultima analisi certamente positivi.
Accettando la prima motivazione come ragionevole esigenza, credo che la seconda vada necessariamente contenuta entro certi limiti imposti dal buon gusto e dal senso di responsabilità di ogni uomo – e fumatore – maturo. Ritengo infatti che dopo un certo tempo di noviziato, il fumatore maturo ed esperto deve riuscire a trovare il proprio tabacco o, se si vuole, la propria miscela che lo caratterizzi come fumatore; salvo restando il bisogno o il desiderio di provare di tanto in tanto un altro tabacco per propria scienza, per accrescere la propria cultura sul tema, o miscelare – se lo crede – altri tabacchi alla perenne ricerca di qualcosa di meglio.
Sono comunque convinto che in tema di miscele siano da tenere presenti alcuni principi fondamentali, delle idee base che proverò ad esporre dopo aver avanzato alcune necessarie premesse:
  • in commercio si trovano tabacchi e misture di ogni tipo, di ogni prezzo, in grado di soddisfare il palato e la borsa di qualunque fumatore;
  • ogni fumatore, dopo un ragionevole periodo di tempo dedicato alle miscelazioni o alla ricerca, potrebbe, nella vastissima gamma di disponibilità presenti sul mercato, trovare quello o quei pochi tabacchi in grado di soddisfarlo senza dover ricorrere alle miscele personali;
  • i tabacchi e le miscele disponibili nei negozi specializzati sono il frutto della fatica e della pluriennale esperienza di abili specialisti che sui tabacchi lavorano, e non si divertono a pasticciare come noi fumatori, impacciatissimi apprendisti stregoni;
  • non è un fatto scontato che miscelando due o più tabacchi o miscele (perché sono già tali i contenuti delle buste e delle scatole che acquistiamo) di per sé ritenuti eccellenti, i risultati siano ad altrettanto livello di eccellenza: l'esperienza dimostra – e anche quella mia personale, naturalmente – che spesso i risultati sono mediocri, quando non decisamente deludenti. Spesso i risultati sono deludenti proprio perché il fumatore miscela con tabacchi che a volte sono già di per sé lontani dal proprio gusto là dove invece sarebbe più saggio non dimenticare che, tenendo presente il proprio gusto, si possono portare variazioni ad un tema base in maniera tale che i risultati non siano mai dirompenti. Tanto per intenderci, se si amano le misture inglesi, è inutile spendere tempo e danaro lavorando su olandesi e americani; viceversa, a chi è gradito quello che comunemente viene definito «gusto olandese», tornerà soddisfacente operare sugli olandesi come base modificando con aggiunte di altri tabacchi.
Tutto quanto sopra premesso e sempre alla luce dei miei gusti e dei miei convincimenti personali, dico subito e senza tentennamenti che ritengo i tabacchi inglesi i migliori in assoluto e ciò sia pure con qualche rara, deprecabile eccezione. Per quanto riguarda gli olandesi, dopo quasi venti anni di pipa, devo in tutta sincerità confessare che la stragrande maggioranza di essi non incontra i miei gusti e i pochissimi che uso – tre o quattro al massimo – li utilizzo solo per «tagliare», per dare volume alle mie miscele personali e non li fumo mai da soli se non in condizioni e per motivi particolari. Ritengo inoltre, sempre secondo i miei personali convincimenti, peraltro frutto di ripetute esperienze e confortati dal parere di amici più esperti del sottoscritto, che parecchi tabacchi olandesi siano una vera disgrazia per la bocca del fumatore – principiante e non – e alcuni anche per le pipe migliori. Per quanto riguarda i danesi, personalmente li trovo un po' troppo grassi e con questo non intendo alludere alla qualità per alcuni decisamente ad alto livello.
Si intitola "La migliore miscela" questo disegno di G. Rosellò con fumatori che
discutono della miscela preferita.
Gli americani, poi, salvo qualche rarissima eccezione, li trovo troppo manipolati e sofisticati perché siano considerati seriamente da un fumatore maturo. La mania dei fumatori americani per il fumo «fresco» condiziona talmente i produttori (fenomeno analogo si verifica anche per le sigarette) che il  prodotto finito può lasciare a dir poco sconcertati coloro che pensano al fumo della pipa come ad un modo serio di passare un po' del proprio tempo libero. Credo che se si dovessero, come per altri prodotti di consumo, elencare sulle buste gli elementi e le relative percentuali dei componenti nelle miscele in questione, saremmo certamente sorpresi di trovare tante cose in compagnia del tabacco. Mentre scrivo sto pensando al dono che di recente mi ha fatto un amico al ritorno da un viaggio negli Stati Uniti: una busta di miscela (naturalmente made in USA) di fronte al fumo e al sapore della quale il Vicks Vaporub impallidisce tanto è lontano il sapore del tabacco. Il giudizio globale potrà sembrare drastico, ma se si fa riferimento a Mistel Lane, potrò sempre obiettare che il Nostro è un Inglese che per anni è stato miscelatore capo con Dunhill e che i suoi Crown e Medal – che peraltro ho avuto modo di provare e di godere solo di recente – sono di costo così astronomico che ben pochi fumatori potrebbero permettersi il lusso di fumare sempre e soltanto quelli.
I vasi portatabacco sono indispensabili per chi ama
fare miscele (questi sono della ditta W. Lubinski).
 Per amore di completezza dovrei a questo punto dire qualcosa dei tabacchi francesi. So che rischio di essere frainteso ma mi piace dire quello che penso agli Amici della Pipa né più né meno come se parlassi ai carissimi amici fumatori che mi stanno vicini, e con la unica disposizione d'animo di chi solamente informa e rende partecipi gli altri delle proprie esperienze, dei propri errori, delle tante prove effettuate in molti anni, delle delusioni e dei piccoli, gratificanti successi.
Dunque i francesi. Sincerità fino in fondo: se dovessi amare questi tipi di tabacchi – peraltro pregevolissimi – e fossi un tantino animato dallo spirito nazionalistico con cui i francesi coinvolgono tutto ciò che li interessa, non mi affannerei a ricercare al di qua i trinciati diffusi al di là delle Alpi; ma molto più concretamente ripiegherei sui nostri Trinciati comuni, sui vari Brenta e Kentucky del nostro Monopolio o, al limite, prenderei in seria considerazione l'idea di mettermi a sbriciolare nelle mie pipe i nostri validissimi e insuperabili Toscani come facevano i nostri Vecchi fino a qualche anno fa.
Qualcuno a questo punto si dirà che i giudizi di cui sopra non vogliono lasciare spazio a possibilità di dialogo e di confronto, ma ricordo ancora che sono convincimenti personali, e qui buttati col sorriso sulle labbra e con la massima disponibilità alla discussione e – perché no – anche alla correzione del tiro di fronte ad argomentazioni veramente valide. Bisogna però dare atto al sottoscritto che, esponendo il proprio parere, non ha voluto neppure considerare l'eventualità della polemica, fin troppo ovvia, scontata, e non so fino a che punto ancora produttiva, a proposito di tabacchi naturali e aromatici, aromatizzati, profumati e additivati con Dio solo sa che cosa, perché allora, prima di qualunque possibile discussione, c'è da stabilire se, fumando, si vuole bruciare nella pipa tabacco, tabacco più qualcos'altro, ovvero qualcos'altro con un po' di tabacco.
(1 – segue)
Floro Caccia

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